L’ultimo viaggio di Lucia Bosè a Milano nel 2022 per la sua mostra di quadri

IL TOCCANTE “AMARCORD” DELL’ATTRICE NELL’INTERVISTA DI FRANCESCA BASTONI

Lucia Bosè è a Milano, per una rimpatriata artistica, nella pasticceria Galli di via Victor Hugo, dove faceva la commessa 70 anni fa, quando aveva sedici anni, per presentare una grande mostra di artistici piatti e vassoi, dipinti da lei con stupendi decoupage, arricchiti da perline, brillantini e immagini, dedicate al suo mondo del cinema e della cultura. Ci sono suoi ritratti e immagini di Frida Kalò, Marlene Dietrich, Marilyn Monroe, Grata Garbo, tutti personaggi che nella vita ha incontrato, frequentato e conosciuto. Come del resto Pablo Picasso, Luchino Visconti, che è stato anche padrino di battesimo del figlio Miguel Bosè, ed Ernest Hemingway.

Per l’inaugurazione della mostra dei 40 piatti, è arrivata, tutta in azzurro, dai capelli, ai pantaloni, al soprabito; è arrivata accompagnata da Giovanni Nuti, il giovane cantautore tosco-milanese, che ha messo in musica le poesie della poetessa milanese Alda Merini. Lucia aveva infatti già affiancato sul palcoscenico il cantante nel recital Una piccola ape furibonda, dedicato alla poetessa dei Navigli, di cui ha curato nel 2012 le versioni in spagnolo delle poesie-canzoni, come Una pequeña abeja enfurecida. Con la sua voce recitante nel brano “Il pifferaio di Hamelin” è ancora Lucia, insieme con Giovanni Nuti che duetta con Fabio Concato nel CD Il muro degli angeli, contenuto nel cofanetto Accarezzami musica – Il “Canzoniere” di Alda Merini pubblicato nei giorni scorsi.

CHE EFFETTO LE FA TORNARE QUI, DOVE 70 ANNI FA COMINCIO’ LA SUA AVVENTURA?

Dopo tanti anni provo grande tenerezza e nostalgia. L’illusione che la macchina del tempo si sia fermata ed io possa tornare dietro il bancone, la giovane, piccola commessa, che serviva dolci e pasticcini. Qui, quando avevo sedici anni e la mia vita era un sogno, cominciarono la mia nuova vita e il mio futuro di attrice. Oggi è tutto cambiato, logicamente. Il banco, le commesse ed io stessa… Però a rincuorarmi ho trovato i discendenti, i nipoti ed i pronipoti dei fondatori, dei Galli, che sin dal 1911 avevano aperto questa pasticceria a Milano. Io ci sono arrivata nel 1947, appunto 70 anni fa. E mi è sembrato di tornare in famiglia.

Stamani, appena mi sono svegliata nell’albergo di fronte alla pasticceria, sono uscita e sono corsa a fare colazione con uno stupendo marron glacé… proprio come quelli che quel famoso giorno di 70 anni fa, mi fece preparare Visconti per portarli a casa…

(Mentre parla Lucia Bosè ha un groppo alla gola e si commuove nel ricordare quei giorni)

CHE LE DISSE LUCHINO VISCONTI?

 Entrò nella pasticceria assieme ad un altro grande attore Giorgio De Lullo, il fondatore della celebre Compagnia dei Quattro, con Romolo  Valli, Annamaria Guarnieri e Rossella Falk, tutti grandissimi attori, personaggi che rimpiangiamo nel cinema d’oggi, così povero di talenti artistici… Luchino mi guardò a lungo e alla fine mi disse “Lei ha un viso speciale, molto cinematografico. Faccia del cinema…” Io allora gettai uno sguardo interrogativo a De Lullo e lui mi disse sottovoce “Ma lo sai chi è questo signore? Lo conosci?” io scossi la testa e gli chiesi “Chi è dunque?”. “Luchino Visconti,  – mi rispose – un grande regista.” Quell’anno le mie amiche mandarono di nascosto la mia foto al concorso Miss Italia a Stresa, ed io fui quasi costretta a partecipare. Vinsi. E Visconti mi scrisse un biglietto col quale mi diceva “Ha visto che avevo ragione? Lei farà l’attrice.” E parlò di me al regista Giuseppe de Santis, che stava cercando la giovanissima protagonista del suo film Non c’è pace fra gli ulivi. Superai il provino e da lì ebbe inizio la mia carriera di attrice.

E’ TUTTO MOLTO CAMBIATO OGGI VERO?

Sì, molto. Ad esempio ieri passeggiando verso il Duomo, non c’è più la pasticceria Motta. “Il Motta” come si diceva quando ci si dava un appuntamento. Ho provato un senso di vuoto: al Motta avevo incontrato e conosciuto Missoni, lo stilista. Aveva diciannove anni. E tutti i giorni quando uscivamo dal alvoro, ci si dava appuntamento lì, al Motta e dopo lui mi accompagnava con grande galanteria a prendere il tram. Ecco, il tram c’è ancora. Ed è  bellissimo. Diciamo che ho sempre mantenuto un legame culturale e artistico con Milano, la mia città natale.

OGGI COM’E’ LA VITA DI LUCIA BOSE’?

Da vent’anni vivo a Brieva, un paesino nella provincia di Segovia.Da sola. Coi miei ricordi e coi miei quadri. Ho vissuto per due anni a Panama, ospite di mio figlio Miguel, che a quasi sessant’anni si è trasferito là, dove è nato, in una casa sul Pacifico insieme ai suoi quattro bambini. Lui era molto impegnato col lavoro ed io allora sono stata là.  Quando è tempo di concerti o di promozione lui gira il mondo a fare il coach in qualche talent show televisivo, come nel 2012 in Messico per La Voz e due anni in Italia per Amici. Adoro i miei quattro nipotini, i gemellini di Miguel, Diego, Telmo, Ivo e Tadeo. Loro mi chiamano “la mami azzurra”… Purtroppo il clima di quel paese è micidiale. Non ce la facevo più e son dovuta tornare in Spagna. Comunque grazie alla diavolerie della tecnologia siamo sempre molto vicini. Grazie a internet ci vediamo  e parliamo spesso.

IL SUO SOGNO?

Avevo un grande sogno: realizzare un museo dedicato agli angeli. Il sogno è nato tanti anni fa, quando ero a Roma. Stavo passeggiando lungo il ponte davanti a Castel Sant’Angelo quando all’improvviso, ho avuto come una visione: gli angeli sul ponte avevano cominciato a muoversi, mi guardavano e sorridevano. No, non era un’allucinazione. Invece, l’ho capito dopo, mi chiedevano di un fare un museo dedicato a loro, che sin dalla nostra nascita sono sempre accanto a noi. Il Museo degli Angeli si trova a Turègano, un paese a un centinaio di chilometri da Madrid. E’ stato ricavato in un edificio a tre piani, con una torre. Ha una forma armoniosa e una scritta: “Anno 1955”. “Quello in cui sono arrivata in Spagna. Questa casona sarebbe dovuta essere una fabbrica di farina, ma il proprietario morì prima che fosse ultimata. Così rimase vuota per tanti anni. O forse mi aspettava col mio museo. Credo che siano in molti a pensare che per me gli angeli siano un fatto mistico, che oramai io parli con loro. Invece mi piace la loro immagine, la mia è una passione quasi esclusivamente estetica e, forse, un destino. Al Museo c’è un disegno fatto a penna su un foglio bianco. E’ un toro con un paio di ali. Sotto c’ è una scritta: “Los toros son angeles que llevan cuernos”, i tori sono angeli che portano corna. Firmato: Picasso. Dopo la sua morte mia figlia Paola che era andata a smobilitare un suo ufficio in disuso da anni guardando fra le carte, dallo scaffale alto di una libreria, cadde, volteggiando nell’ aria, un piccolo foglio. Era quel disegno. Non sapevo neanche che esistesse. Picasso l’ aveva fatto al torero chissà quanto tempo fa. Diventato il logo del “Museo degli Angeli”. Oggi nel Museo ci sono decine e decine di angeli, alti due metri, dipinti o scolpiti apposta per me da pittori di tutto il mondo. L’ultimo angelo custode del Museo è una bellissima scultura in ceramica, del pittore italiano Nino Ventura.”

E UN SOGNO CINEMATOGRAFICO?

Da sei anni rifiuto offerte e copioni… Non sono più una giovinetta. Ho 86 anni. E stare davanti alla macchina da presa è faticoso. Però ho un sogno che vorrei si realizzasse: una storia interpretata da Sofia Loren, Gina Lollobrigida e da me. Un film tutto per noi, tre bellissime del cinema italiano. O pensate che sia troppo?